A Veleia con gli studenti del Liceo

Autopromozione e fast food? Niente di nuovo a Veleia

Dopo mesi di studi, letture e verifiche sulla Veleia romana (Appennino Piacentino), ci troviamo di fronte a qualcosa di totalmente diverso da ciò che aspettavamo: le rovine di una città di 2000 anni fa, infatti, si rivelano al passo con le consuetudini dei nostri giorni.

Baldassarre Giardina, per gli amici Balda, da brava guida ci aspetta alle terme pubbliche della città per farci immergere nella storia.

Dopo lo stabilimento termale, la fame ci assale ma, se non c’è il tempo per fermarsi in una locanda, possiamo comunque gustarci un piatto da passeggio grazie al fast food locale, Mc Donald’s? No, thermopolium! Presente in esclusiva nei soli siti di Veleia, Ostia e Pompei. Gustando questo pasto, non molto elegante e salutare, passeggiamo dove una volta sorgeva il porticato finanziato da Baebia Bassilla, donna benestante che decise di regalarlo alla città: stava forse cercando di esibire la propria acquisita ricchezza?

Dopo aver sostato presso la Casa del Cinghiale, ci spostiamo nel centro nevralgico della città: il foro.

Se ai giorni nostri in qualsiasi piazza troviamo cartelloni pubblicitari continuamente aggiornati, a Veleia hanno utilizzato una forma molto più visibile e certamente duratura: grandi lettere bronzee, incastonate nella pavimentazione del foro: ci ricordano che proprio Lucio Licinio Prisco aveva finanziato tale intervento, dettaglio importantissimo per capire come si svolgessero le campagne politiche nel mondo romano. Al tempo, non come oggi, il lavoro politico non era retribuito, perciò, coloro che lo intraprendevano dovevano essere predisposti a spendere il proprio denaro per la città e dimostrare di avere tale disponibilità economica era un ottimo metodo per aggiudicarsi voti.

Un altro simbolo di queste “campagne pubblicitarie” è la Tabula Alimentaria: il pretesto del sostegno finanziario alle famiglie locali, preso a cuore dall’imperatore Traiano, si rivela nulla di più che un modo per ottenere consensi anche nelle classi sociali meno abbienti.

E’ proprio con la Tabula Alimentaria, ammirabile nel Museo Archeologico Nazionale di Parma, che torniamo alla realtà dei nostri giorni, diventando consapevoli del fatto che forse, la nostra società non è poi così moderna come si crede.

Rachele Dvihally